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Il minestrone del merito

Un'interessante riflessione del componente della direzione Nazionale Gianfranco Meloni

Ci sono molti celebri piatti della tradizione gastronomica nazionale il cui nome ha poco a che fare con la ricetta reale. Gli strozzapreti, gli spaghetti alla puttanesca, persino i coglioni di mulo.

Anche un piatto politico di cui ci occupiamo oggi, il minestrone del merito, risponde a questa «logica». Cucinato negli ultimi due anni dai cuochi di viale Trastevere, con lo scopo di non buttare gli scarti e gli avanzi dei governi precedenti, è una vera ratatouille di merce scaduta, che finora la scuola aveva saputo rimandare al mittente. A dire tutti gli ingredienti ci vorrebbe un Artusi. Alcuni sono questi.


Dividere il corpo docente. Ci hanno provato prima col Concorsaccio, poi con Brunetta, poi con Renzi. L’idea è sempre stata di oggettivare per forza una minoranza di insegnanti più meritevoli e più retribuiti degli altri, il middle management. C’è riuscito Valditara. Quest’anno nelle contrattazioni integrative di istituto i fondi destinati a tutor e orientatori erano, da soli, pari alla restante parte del Fondo di Istituto. Ora il 20% dei docenti della secondaria ha una retribuzione (accessoria, temporanea e non pensionabile, ndr) maggiore degli altri, comunque a malapena in linea con l’inflazione. Tutti gli altri guadagnano meno che negli ultimi 30 anni e poco come quasi in nessun posto in Europa. Con buona pace dei noiosi sostenitori della comunità educante, della cooperazione, della solidarietà, dell’unità dei lavoratori.


Sminuire il valore legale dei titoli. Il recente aggiornamento delle GPS (graduatorie supplenti), prorogato ad hoc di due settimane (non due giorni!) sembra la Porta Portese dei titoli telematici.

Al Mercato affluiscono decine di migliaia di aspiranti docenti, età media 45 anni. Mai vista tanta abbondanza di Lauree, Master, Specializzazioni sul sostegno. Venghino signori, venghino, il merito si compra e a volte ha pure un buon prezzo. Si sono visti affari straordinari, come certificazioni C1 di inglese, spagnolo, tedesco in 5 giorni. E chi non compra è perduto.


Risolvere il “problema” del sostegno. Quella italiana è forse la più bella legislazione europea sull’inclusione scolastica e sui diritti degli alunni con diversa abilità. Applicarla seriamente richiederebbe tante risorse. Per la scuola tuttavia, si sa, le risorse in più non ci sono e possibilmente si devono tagliare le poche ancora rimaste, a costo di passare dalla cucina povera degli ultimi anni allo junk food del futuro. Le sparate del generale Vannacci («torniamo alle classi differenziali») servono soprattutto a distrarre. Dal prossimo anno il problema della continuità didattica, causato dalla carenza di docenti specializzati, non sarà risolto, come sarebbe normale e giusto, aumentando le risorse per la formazione degli insegnanti e limitando il diplomificio all’estero, ma introducendo l’insegnante on demand, ottenibile con una semplice domandina della famiglia.

Con questi ingredienti è assai difficile creare un buon piatto.


Un tempo la scuola poteva sperare di risorgere grazie alla forza della resistenza della “base”. Oggi questa è stata sgretolata con una, ahinoi, vincente strategia della guerra tra poveri, del mors tua vita mea.


Il minestrone del merito, di cui omettiamo per brevità condimenti e aromi (il Made in Italy, i Capolavori, ecc…) è un piatto che potrebbe risultare veramente tossico per la scuola e conseguentemente per la società italiana dei prossimi decenni, stavolta senza incontrare più la resistenza di un corpo docente fiaccato da anni di trincea.


Ai rappresentanti sindacali rimane il difficile ma doveroso compito di continuare e possibilmente migliorare la resistenza, in difesa di una scuola pubblica statale costituzionale che, insieme al servizio sanitario, rischia di diventare un lontano miraggio della storia nazionale.

 

Gianfranco Meloni



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