“La norma che prevede la possibilità di conferma del docente di sostegno da parte delle famiglie, ci fa tornare indietro di qualche anno, ai tempi della Renziana legge 107, che prevedeva la chiamata diretta e alla quale la Gilda si oppose fortemente”.
E’ quanto dichiara il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.
Un enorme aggravio burocratico che rischia di incrementare ulteriori contenziosi, già abbondanti nel mondo della scuola e di cui non c’è necessità.
“Nella migliore delle ipotesi – afferma Castellana – il rischio è quello di legittimare una scuola ‘supermarket’ ma il rischio più evidente è quello che si possa così alimentare una sorta di clientelismo. Sappiamo benissimo che c’è un problema di continuità sui posti di sostegno, causato però esclusivamente dal fatto che molte cattedre sono in deroga, ovvero in organico di fatto”.
La Gilda degli Insegnanti come più volte sostenuto, ribadisce la necessità di trasformare queste cattedre in organico di diritto e procedere con le immissioni in ruolo.
“La norma prevista, piuttosto – conclude Castellana – è una soluzione a buon mercato, poco trasparente e che rischia di calpestare diritti di graduatoria ma anche il diritto alla maternità o paternità di cui gli insegnanti dovrebbero beneficiare”.
Per questi motivi, la Gilda degli Insegnanti sta valutando con l’ufficio legale la possibilità di impugnare il provvedimento nelle sedi opportune